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LA MIA GIOSTRA DEL SARACINO Stampa E-mail

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Pubblichiamo il testo del primo classificato della XVI Borsa di Studio "Edo Gori" -  "La mia Giostra del Saracino"

Sezione Letteraria - Primo Classificato


Motivazione: Un elaborato che attinge alla storia, ma anche e soprattutto al vissuto personale dell’alunno, che davvero racconta la propria Giostra del Saracino, una manifestazione di cui è bello innamorarsi per la prima volta a tre anni

di Tiziano Rossi “La Giostra del Saracino” 


Classe V – scuola primaria di Cecicliano, Istituto Comprensivo “G. Vasari” (Ins. Lisa Nicchi)


La Giostra del Saracino


La prima volta che mi innamorai della Giostra del Saracino fu quando, a 3 anni, la nonna mi portò al Quartiere dove i bambini potevano “scontrarsi” contro un piccolo buratto di legno con tanto di lancia e tabellone. Ricordo che non avrei voluto più andarmene tant’è che il mio nonno falegname me ne costruì uno contro cui giostravo col mio monopattino, ma poi si è rotto.

Da allora non mi persi più una sfilata, un’estrazione delle carriere ed un bando con cui partecipavo munito di: tamburo, bandiera, foulard, fischietto e tantissimo entusiasmo.

La manifestazione della giostra è infatti costituita da molti momenti emozionanti: la domenica prima dell’evento si estrae l’ordine con cui i quattro Quartieri sfideranno il buratto; la mattina prima della Giostra, l’Araldo (la voce imponente che risuona in piazza e che annuncia i punteggi delle carriere) legge un bando nei posti più importanti della città di Arezzo, con cui invita tutti i cittadini (contadini e nobili) al torneo cavalleresco del pomeriggio. 

Durante la sfilata marciano, al ritmo dei tamburi dei Musici, tutti i figuranti della manifestazione: Nobili casate a cavallo con bei costumi e scudi, Valletti del Comune che portano la bellissima Lancia d’Oro (che io ogni volta spero sia vinta dal mio Quartiere), Armigeri, Paggetti, Balestrieri e soprattutto i due Cavalieri che correranno la giostra; tutte le volte che essi passano, vengono accolti da applausi o fischi a cui partecipo volentieri pure io e c’è un gran fracasso. 

Ma il momento più adrenalinico è la giostra stessa: questa viene anticipata dall’entrata in Piazza Grande, con un colpo di mortaio, dell’intero corteo e dalle note di “Terra d’Arezzo” che ogni volta mi fa alzare in piedi e mi fa venire i brividi lungo la schiena.

Quando i Cavalieri si gettano contro il Buratto, sembra che il tempo non passi mai, c’è tanto silenzio che mi fa quasi paura, il cuore mi batte fortissimo e spesso chiudo gli occhi perché non ho il coraggio di guardare. Ogni volta spero con tutto me stesso che il mio Giostratore abbia colpito il centro o addirittura abbia spezzato la lancia di legno ma è molto difficile; è stata una grande delusione invece vedere la lancia caduta a terra lo scorso settembre ed un bel cinque trasformato in zero. Quando la Giostra finisce, tutti i tifosi si affollano urlando di gioia nella Piazza. Quest’anno è stato il Novantesimo anniversario della nascita della Giostra del Saracino : mi hanno raccontato che nella prima Giostra partecipò anche un mio prozio che però non era molto bravo anche perché, essendo la prima edizione che era stata preparata in un solo mese, i Giostratori non erano allenati e bravi come oggi e fecero tutti punteggi molto bassi; la lizza non era in Piazza, ma in una viuzza accanto chiamata “Via di Seteria”, i costumi furono cuciti in poco tempo ed il Buratto costruito tante volte in pochissime settimane perché la molla per farlo girare non scattava. Anche i Quartieri erano diversi, il mio non esisteva ed in più c’era Porta Burgi che fra l’altro vinse. Nonostante ciò, gli Aretini, apprezzarono subito la manifestazione e nacque un grande amore che si respira ancora oggi. Non vedo l’ora sia il Centesimo anniversario!

Quando il mio Quartiere ha vinto, l’ultima volta, ero molto gioioso per l’impresa ed andai alla Sede per festeggiare la vittoria, aspettai i Giostratori (due veri eroi) fino alle tre di notte che arrivarono col Rettore, il Capitano e la Lancia d’Oro che mi sembrò la più bella di tutte. Mio zio mi prese nelle spalle perché ero ancora piccolo e mi fecero toccare la lancia che mi parve magica; mi hanno detto che mi brillavano gli occhi dalla felicità mentre la afferravo. Poi si continuò a festeggiare con musica, luci, canti e tanti colori. Non me lo dimenticherò mai!





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